” Quando gli angioletti discesero dal cielo /discesero soltanto x fare la pipiì ” cantava Cya Kletta, forse la peggior soprano che avesse mai infestato quel villaggio vacanze ripieno di una clientela rustica e ruspante che attendeva sonnolenta il gioco-caffè e subito il coro di angioletti sovrappeso, generici che in un altra vita avevano aiutato dive del varietà a scendere scale davanti a ben altro pubblico, rispondeva ” boronboronboròborò”. Nemmeno un applauso. As usual.
Cya puntò la prua rotonda verso il camerino dove avrebbe pianto guardando tutte quella carne che inesorabilmente puntava a sud. Non si era accorta che seduto in un angolo in ombra era un omino azzimato con due occhietti attenti.
Era poco dopo il crepuscolo. Per Cya definitivamente il tramonto. Stava meditando di prendere i suoi stracci e perdersi lontano da lì quando qualcuno bussò alla sua porta. Era naturalmente l’unico ad aver apprezzato la sua performance. Le disse che la avrebbe scritturata per un blockbuster ad alto budget su di una metaumana in costume che ha una voce mesmerizzante come le sirene di Ulisse. Il giorno dopo era sul set.
Poca CGI disse Omino. Il pubblico capisce che è tutto finto. Cya doveva bussare alla porta dei ceffi , entrare e cantare i Carmina Burana come fosse un pezzo jazz. Li avrebbe ipnotizzati e poi consegnati al fidanzato Rocco Sax, mascelluto pulotto e musico a tempo perso. Sirenik bussò, entrò e si mise a cantare davanti a tre tizi che stavano giocando a carte. Nessuno disse nulla fino a che non ebbe terminato. Uno chiese addirittura un bis mentre gli altri avevano le lacrime agli occhi. Nel frattempo Omino si era calato dalla finestra del piano di sopra ed era entrato nell’altra stanza ed aveva dialogato con la cassaforte. Il regista non sembrava interessato a dare lo stop e Sirenik cantò anche un terzo pezzo prima di realizzare che i tizi sembravano stregati, ma non porgevano i polsi alle manette come da copione. Estrasse i braccialetti ed i tizi cominciarono ad ululare come i lupi di Tex Avery. Mai avuto tanto successo. Era felice come una bimba.
Il commissario che la interrogò il giorno dopo aveva due basettoni come i barman nei film western e tanti anni di esperienza, ma non riuscì a capire cosa avesse da sorridere tutto il tempo mentre le si chiedeva se conosceva una certa mezza porzione di ladro…
infatti… sarebbe auspicabile che almeno con la menopausa si aprisse un bel rubinetto di tolleranza sociale sul tema…
Comunque io al mare non ci vado più. 🙂
” Quando gli angioletti discesero dal cielo /discesero soltanto x fare la pipiì ” cantava Cya Kletta, forse la peggior soprano che avesse mai infestato quel villaggio vacanze ripieno di una clientela rustica e ruspante che attendeva sonnolenta il gioco-caffè e subito il coro di angioletti sovrappeso, generici che in un altra vita avevano aiutato dive del varietà a scendere scale davanti a ben altro pubblico, rispondeva ” boronboronboròborò”. Nemmeno un applauso. As usual.
Cya puntò la prua rotonda verso il camerino dove avrebbe pianto guardando tutte quella carne che inesorabilmente puntava a sud. Non si era accorta che seduto in un angolo in ombra era un omino azzimato con due occhietti attenti.
Era poco dopo il crepuscolo. Per Cya definitivamente il tramonto. Stava meditando di prendere i suoi stracci e perdersi lontano da lì quando qualcuno bussò alla sua porta. Era naturalmente l’unico ad aver apprezzato la sua performance. Le disse che la avrebbe scritturata per un blockbuster ad alto budget su di una metaumana in costume che ha una voce mesmerizzante come le sirene di Ulisse. Il giorno dopo era sul set.
Poca CGI disse Omino. Il pubblico capisce che è tutto finto. Cya doveva bussare alla porta dei ceffi , entrare e cantare i Carmina Burana come fosse un pezzo jazz. Li avrebbe ipnotizzati e poi consegnati al fidanzato Rocco Sax, mascelluto pulotto e musico a tempo perso. Sirenik bussò, entrò e si mise a cantare davanti a tre tizi che stavano giocando a carte. Nessuno disse nulla fino a che non ebbe terminato. Uno chiese addirittura un bis mentre gli altri avevano le lacrime agli occhi. Nel frattempo Omino si era calato dalla finestra del piano di sopra ed era entrato nell’altra stanza ed aveva dialogato con la cassaforte. Il regista non sembrava interessato a dare lo stop e Sirenik cantò anche un terzo pezzo prima di realizzare che i tizi sembravano stregati, ma non porgevano i polsi alle manette come da copione. Estrasse i braccialetti ed i tizi cominciarono ad ululare come i lupi di Tex Avery. Mai avuto tanto successo. Era felice come una bimba.
Il commissario che la interrogò il giorno dopo aveva due basettoni come i barman nei film western e tanti anni di esperienza, ma non riuscì a capire cosa avesse da sorridere tutto il tempo mentre le si chiedeva se conosceva una certa mezza porzione di ladro…
😀
infatti… sarebbe auspicabile che almeno con la menopausa si aprisse un bel rubinetto di tolleranza sociale sul tema…
Comunque io al mare non ci vado più. 🙂
😀