Nel sogno sono un generalissimo appesantito dalle medaglie al fronte in trincea ed il mio attendente mi dice di lanciare una medaglia verso il nemico per vedere se spara ed io dico no caspiterina ed ordino che un altro fantaccino esca allo scoperto e mi sveglio al rumore dello sparo.
Cena col capo poco dopo il crepuscolo. Sono l’unico tra i procacciatori che osa chiamarla Brontola. La guardo e mi ricorda la Gertrude Stain di Picasso di malumore per aver dovuto accompagnare il nipotino allo stramaledetto mini-golf. Mi dice il nome ed altre informazioni. Non mi occorre altro.
E’ piccola come una bambola e ha lentiggini persino sulla fronte chilometrica che una massa di ricci indomabili non cerca nemmeno di mimetizzare. Ha lo sguardo di un cerbiatto dei cartoni ed un golfino da cesta delle occasioni. Immagino parecchi dei suoi compagni di corso balbettare un invito al cine solo per potersi perdere in quegli occhioni. Io so solo che saranno prelevati alcuni degli organi che ha in numero pari e che, quando si sveglierà, non ricorderà nulla. Di solito si svegliano. A meno che si debba prendere a prestito qualcosa che la natura dona in numero dispari.
Minibambi adora la pittura informale. Il caos organizzato in bellezza. Ne parliamo mentre la accompagno a casa. Ci sediamo al tavolo del suo minisalotto e lasciamo raffreddare una tisana al timo. Si alza per andare a prendere lo zucchero e colgo l’attimo per condire la sua tazza. Dripping. Una forma d’arte. Torna e ricomincia a parlare dei suo quadri informali che adornano le pareti. Li indica colle sue micromanine che sembrano quelle dei cartoni animati, ma con cinque dita. Io guardo e commento che i suoi lavori vibrano di energia. Non posso dirle a cosa mi fanno pensare quelle esplosioni di gocce. Bevo perchè mi imiti e beva a sua volta. Ha uno sorriso sgangherato che mi mette di malumore. Forse comincio a diventare vecchio per queste cose.
Mi sveglio circondato da poliziotti. Minibambi è sullo sfondo e ha un altro sorriso ed un altro sguardo. Deve aver ruotato le tazze mentre guardavo i suoi quadri.
Nel sogno sono un generalissimo appesantito dalle medaglie al fronte in trincea ed il mio attendente mi dice di lanciare una medaglia verso il nemico per vedere se spara ed io dico no caspiterina ed ordino che un altro fantaccino esca allo scoperto e mi sveglio al rumore dello sparo.
Cena col capo poco dopo il crepuscolo. Sono l’unico tra i procacciatori che osa chiamarla Brontola. La guardo e mi ricorda la Gertrude Stain di Picasso di malumore per aver dovuto accompagnare il nipotino allo stramaledetto mini-golf. Mi dice il nome ed altre informazioni. Non mi occorre altro.
E’ piccola come una bambola e ha lentiggini persino sulla fronte chilometrica che una massa di ricci indomabili non cerca nemmeno di mimetizzare. Ha lo sguardo di un cerbiatto dei cartoni ed un golfino da cesta delle occasioni. Immagino parecchi dei suoi compagni di corso balbettare un invito al cine solo per potersi perdere in quegli occhioni. Io so solo che saranno prelevati alcuni degli organi che ha in numero pari e che, quando si sveglierà, non ricorderà nulla. Di solito si svegliano. A meno che si debba prendere a prestito qualcosa che la natura dona in numero dispari.
Minibambi adora la pittura informale. Il caos organizzato in bellezza. Ne parliamo mentre la accompagno a casa. Ci sediamo al tavolo del suo minisalotto e lasciamo raffreddare una tisana al timo. Si alza per andare a prendere lo zucchero e colgo l’attimo per condire la sua tazza. Dripping. Una forma d’arte. Torna e ricomincia a parlare dei suo quadri informali che adornano le pareti. Li indica colle sue micromanine che sembrano quelle dei cartoni animati, ma con cinque dita. Io guardo e commento che i suoi lavori vibrano di energia. Non posso dirle a cosa mi fanno pensare quelle esplosioni di gocce. Bevo perchè mi imiti e beva a sua volta. Ha uno sorriso sgangherato che mi mette di malumore. Forse comincio a diventare vecchio per queste cose.
Mi sveglio circondato da poliziotti. Minibambi è sullo sfondo e ha un altro sorriso ed un altro sguardo. Deve aver ruotato le tazze mentre guardavo i suoi quadri.
😀