Nel sogno sto cercando di imbarcarmi sul galeone del film Franco, Ciccio e il pirata Barbanera . Sono in fila con gli altri aspiranti membri dell’equipaggio e Franco Franchi guarda l’uncino che ha preso il posto di una mano dei candidati e gli chiede se ha capito cosa succede a mangiarsi continuamente le unghie. Comincio a ridere come non mi capita mai da sveglio da tempo, da quando bimbo andavo al cinema dell’oratorio per vedere i film di Franco & Ciccio.
Mi sveglio nella cella. Non ci sono specchi e nessuna superficie riflettente. La ” tuta” – come è chiamata da tutti i terapisti – stringe uno zinzino e mi costringe ad un abbraccio della mia persona macilenta e dinoccolata come quella di Ichabod Crane. Entrano i miei due terapisti. Io li chiamo Frankie & Fat perchè uno ricorda il Sinatra smilzo e giovane e l’altro quello “inquartato” della maturità. Frankie mi dice che è il momento. Fat commenta che era ora uscissi a riveder le stelle. Mi chiedono se sto bene e se ora so come gira il fumo. Io sorrido e dico che sono perfettamente consapevole – ora – che il mondo non è solo un frutto della mia immaginazione che una miriade di specchi moltiplica tutto intorno, perfetto dove il vetro è limpido e sciatto dove incrinato. F&F annuiscono soddisfatti. Sono fuori in meno tempo di quanto ne occorra a vedere Ichabod Crane che balla come Jacko mentre attende di imbarcarsi con i pirati.
Cammino per il mondo di nuovo libero e mi specchio nella mia creazione financo nella acqua stagnante delle pozzanghere. Felice come un bimbo al cine dell’oratorio dal primo pomeriggio al crepuscolo.
Nel sogno sto cercando di imbarcarmi sul galeone del film Franco, Ciccio e il pirata Barbanera . Sono in fila con gli altri aspiranti membri dell’equipaggio e Franco Franchi guarda l’uncino che ha preso il posto di una mano dei candidati e gli chiede se ha capito cosa succede a mangiarsi continuamente le unghie. Comincio a ridere come non mi capita mai da sveglio da tempo, da quando bimbo andavo al cinema dell’oratorio per vedere i film di Franco & Ciccio.
Mi sveglio nella cella. Non ci sono specchi e nessuna superficie riflettente. La ” tuta” – come è chiamata da tutti i terapisti – stringe uno zinzino e mi costringe ad un abbraccio della mia persona macilenta e dinoccolata come quella di Ichabod Crane. Entrano i miei due terapisti. Io li chiamo Frankie & Fat perchè uno ricorda il Sinatra smilzo e giovane e l’altro quello “inquartato” della maturità. Frankie mi dice che è il momento. Fat commenta che era ora uscissi a riveder le stelle. Mi chiedono se sto bene e se ora so come gira il fumo. Io sorrido e dico che sono perfettamente consapevole – ora – che il mondo non è solo un frutto della mia immaginazione che una miriade di specchi moltiplica tutto intorno, perfetto dove il vetro è limpido e sciatto dove incrinato. F&F annuiscono soddisfatti. Sono fuori in meno tempo di quanto ne occorra a vedere Ichabod Crane che balla come Jacko mentre attende di imbarcarsi con i pirati.
Cammino per il mondo di nuovo libero e mi specchio nella mia creazione financo nella acqua stagnante delle pozzanghere. Felice come un bimbo al cine dell’oratorio dal primo pomeriggio al crepuscolo.
😀
ahahahah… Lucrezia in tuta è proprio goffa… non piace nemmeno al suo fedelissimo cane che la guarda sconvolto ahahaha poverino ahahah…
😀