Quattocentottantasettemiliardiseicentoventunomilionicinquecentotrentatremiladuecentosettantanove è il numero esatto delle cellule che compongono ciascuno dei due corpi. La differenza sta tutta nel metodo usato per metterle insieme quelle cellule! E il metodo migliore, risulta ( senza ombra di dubbio! ) quello usato per creare Lucrezia! 😀
Krostico il Bizzarro , come tutti i tiranni, temeva tutto e tutti e aveva ridotto il suo regno ad un complicato dedalo in cui non era possibile nemmeno raggiungere il palazzo reale senza risolvere sciarade. I suoi ministri di polizia Pete Gora ed Eu Clyde erano sbirri severi come certi gatti accalappiacani dei cartoni.
Polloka era una cantastorie itinerante che non cantava le sue storie, ma le faceva sgocciolare sul terreno con i suoi pennelli senzienti e sorridenti e tutti gli spettatori capivano e gioivano con il terzo occhio della mente. Gora e Clyde la sorpresero mentre raccontava di un frattale infante che danzava leggero con l’idea di colore di una esca abissale preistorica nel primo crepuscolo del mondo. Non la capirono o forse la capirono benissimo – è l’istess – e la gettarono in prigione dove continuò il suo dripping con le manine nell’aria . Nella cella di fianco i suoi amici pennelli salmodiavano nobody knows my sorrow.
Da tempo Kros sentiva un vuoto all’altezza della tartaruga geometrica e marmorea come se l’ombelico giottesco perdesse spleen. Misurò a passi perfetti la sua stanza e calcolò la distanza esatta per raggiungere Morfeo il che lo portò alle segrete.
Riduceva integrali con minacce di rappresaglia ( cit. Woody Allen ndr ) quando fu davanti al cubicolo in cui era Polloka. Si perse in quella danza asimmetrica delle dita dell’artista e realizzò quanto esistesse un ordine in quel caos che il caos del suo ordine non poteva silenziare. Partì in esilio con Gora e Clyde e qualcuno dice di aver riso come un matto x lo spettacolo di strada di un trio che si lancia gavettoni ripieni di vernice colorata.
Polloka è ancora in gabbia, ma non si annoia perchè può allungare la mano e strappare ogni tanto un pelo ai suoi pennelli con cui sta tentando di dimostrare che il quadrato costruito sulla ipotenusa è uguale alla somma di quelli costruiti sui cateti.
Certo! Quella di destra è decisamente più fashion! ?
😀
Quattocentottantasettemiliardiseicentoventunomilionicinquecentotrentatremiladuecentosettantanove è il numero esatto delle cellule che compongono ciascuno dei due corpi. La differenza sta tutta nel metodo usato per metterle insieme quelle cellule! E il metodo migliore, risulta ( senza ombra di dubbio! ) quello usato per creare Lucrezia! 😀
😀
Quella a destra sembra felice di essere lì.
😀
In questa vignetta da sola c’è un intero corso di fumetto per imparare a definire i personaggi e a disegnarli in movimento. Grazie! <3
Grazie a te, Giorgia! 😀
Krostico il Bizzarro , come tutti i tiranni, temeva tutto e tutti e aveva ridotto il suo regno ad un complicato dedalo in cui non era possibile nemmeno raggiungere il palazzo reale senza risolvere sciarade. I suoi ministri di polizia Pete Gora ed Eu Clyde erano sbirri severi come certi gatti accalappiacani dei cartoni.
Polloka era una cantastorie itinerante che non cantava le sue storie, ma le faceva sgocciolare sul terreno con i suoi pennelli senzienti e sorridenti e tutti gli spettatori capivano e gioivano con il terzo occhio della mente. Gora e Clyde la sorpresero mentre raccontava di un frattale infante che danzava leggero con l’idea di colore di una esca abissale preistorica nel primo crepuscolo del mondo. Non la capirono o forse la capirono benissimo – è l’istess – e la gettarono in prigione dove continuò il suo dripping con le manine nell’aria . Nella cella di fianco i suoi amici pennelli salmodiavano nobody knows my sorrow.
Da tempo Kros sentiva un vuoto all’altezza della tartaruga geometrica e marmorea come se l’ombelico giottesco perdesse spleen. Misurò a passi perfetti la sua stanza e calcolò la distanza esatta per raggiungere Morfeo il che lo portò alle segrete.
Riduceva integrali con minacce di rappresaglia ( cit. Woody Allen ndr ) quando fu davanti al cubicolo in cui era Polloka. Si perse in quella danza asimmetrica delle dita dell’artista e realizzò quanto esistesse un ordine in quel caos che il caos del suo ordine non poteva silenziare. Partì in esilio con Gora e Clyde e qualcuno dice di aver riso come un matto x lo spettacolo di strada di un trio che si lancia gavettoni ripieni di vernice colorata.
Polloka è ancora in gabbia, ma non si annoia perchè può allungare la mano e strappare ogni tanto un pelo ai suoi pennelli con cui sta tentando di dimostrare che il quadrato costruito sulla ipotenusa è uguale alla somma di quelli costruiti sui cateti.
😀
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