Le amiche avevano cominciato al tempo delle medie a dirmi che mediamente che si è single per scelta solo quando la scelta è degli altri. Propaganda. Avevo seguito la scia e mi ero fidanzata con un certo numero di bipedi provvisti di cromosoma ipsilon e di un numero ics di idiosincrasie. Ogni tanto una cenetta con una amica single-di-ritorno che mi spiegava come non si fosse mai sentita così sola come quando aveva una palla al piede. Magari-pensavo io-perchè ormai sapevo che coppia uguale perpetuo rumore di fondo. E calzini ronin. Poi Fu Il Giorno. Rumore di Ronin fece ciao ciao ed andò ad infestare il bilocale di un muso di cavallo vegano che praticava una variante psichedelica del french manicure.
Eravamo ora solo noi due, io e la mia Pikkola Kandy, la lavatrice da single che mi seguiva da sempre. E finalmente potevo nutrirla come voleva. Centrifuga minima. Mai prelavaggio. Saranno stati gli anni – o i chilometri come dice il signor Jones – resta il fatto che PK cominciò a perdere i colpi, come un misirizzi che cede alla forza di gravità.
Il tennico fu spietato. Se fosse un cavallo, sentenziò, metterei fine alle sue sofferenze. E puntò l’indice in un punto ics sopra l’oblò.
I primi giorni con Dolce Miele sono stati meravigliosi. Guardavo il cotone ruotare a sessanta gradi dall’alba al crepuscolo.
L ‘asciugatrice non biscottava. Potevo rischiare una centrifuga ad ottocento giri senza che DM cercasse di guadagnare la porta. Se questo è un sogno, non svegliatemi, pensavo. Dolce Miele era sempre accesa come il radar di una torre di controllo. Dopo la prima bolletta After Honey tentai di spegnerla. Nada de nada. Sorrisi e pensai poco male tanto tra poco tocca al cotone colorato. Che uscì dalla macchina come un quadro di Pollock . Cominciai a prendere nota delle magagnole della mia Dolce Miele. Non che fossi preoccupata. Sempre meglio di un seminatore di calzini randagi. E chiusa la porta del bagno, l’appartamento è silenzioso come una biblioteca in agosto. Sono sicura che potrei, se fosse necessario, staccarle la spina. Solo che non voglio. Nonono. Tutto bene. Mai stata meglio. Strano, ma ho notato di non riuscire a mangiare altro che cibo salato…
Le amiche avevano cominciato al tempo delle medie a dirmi che mediamente che si è single per scelta solo quando la scelta è degli altri. Propaganda. Avevo seguito la scia e mi ero fidanzata con un certo numero di bipedi provvisti di cromosoma ipsilon e di un numero ics di idiosincrasie. Ogni tanto una cenetta con una amica single-di-ritorno che mi spiegava come non si fosse mai sentita così sola come quando aveva una palla al piede. Magari-pensavo io-perchè ormai sapevo che coppia uguale perpetuo rumore di fondo. E calzini ronin. Poi Fu Il Giorno. Rumore di Ronin fece ciao ciao ed andò ad infestare il bilocale di un muso di cavallo vegano che praticava una variante psichedelica del french manicure.
Eravamo ora solo noi due, io e la mia Pikkola Kandy, la lavatrice da single che mi seguiva da sempre. E finalmente potevo nutrirla come voleva. Centrifuga minima. Mai prelavaggio. Saranno stati gli anni – o i chilometri come dice il signor Jones – resta il fatto che PK cominciò a perdere i colpi, come un misirizzi che cede alla forza di gravità.
Il tennico fu spietato. Se fosse un cavallo, sentenziò, metterei fine alle sue sofferenze. E puntò l’indice in un punto ics sopra l’oblò.
I primi giorni con Dolce Miele sono stati meravigliosi. Guardavo il cotone ruotare a sessanta gradi dall’alba al crepuscolo.
L ‘asciugatrice non biscottava. Potevo rischiare una centrifuga ad ottocento giri senza che DM cercasse di guadagnare la porta. Se questo è un sogno, non svegliatemi, pensavo. Dolce Miele era sempre accesa come il radar di una torre di controllo. Dopo la prima bolletta After Honey tentai di spegnerla. Nada de nada. Sorrisi e pensai poco male tanto tra poco tocca al cotone colorato. Che uscì dalla macchina come un quadro di Pollock . Cominciai a prendere nota delle magagnole della mia Dolce Miele. Non che fossi preoccupata. Sempre meglio di un seminatore di calzini randagi. E chiusa la porta del bagno, l’appartamento è silenzioso come una biblioteca in agosto. Sono sicura che potrei, se fosse necessario, staccarle la spina. Solo che non voglio. Nonono. Tutto bene. Mai stata meglio. Strano, ma ho notato di non riuscire a mangiare altro che cibo salato…
😀
Si vede che lì sei proprio innamorata cotta, se decidi di prendere appunti. In genere hai una memoria di ferro! 😀
😀